Attività fisica? Se manca la motivazione...
Negli ultimi anni i benefici dell’esercizio fisico sono stati ampiamente documentati e hanno ricevuto grande attenzione anche da parte dei mezzi di comunicazione. Con l'aumentare dell'età cresce l'attenzione alla ricerca di un'attività fisica adatta a realizzare le aspettative legate al miglioramento dello stato di salute e dell'efficienza della forma fisica.
Dal punto di vista psicologico, infatti, il senso di benessere legato al buon livello di forma fisica, l'ottimismo e la disponibilità a utilizzare più attivamente il proprio tempo libero, la riduzione dei livelli d'ansia, sono tra i principali obiettivi di chi si propone di praticare un'attività sportiva. Dal punto di vista fisiologico, poi, l'esercizio fisico influenza positivamente l'assetto metabolico, la funzionalità articolare, muscolare, cardiocircolatoria, respiratoria.
Tuttavia, nonostante i tanti " buoni propositi", il popolo dei sedentari in Italia (e non solo), è ancora molto nutrito. Troppe volte, infatti, si inizia un'attività fisica per poi "mollare" dopo pochi mesi, se non addirittura dopo poche settimane, magari chiamando in causa la “fantomatica” mancanza di tempo. In realtà quello che manca in questi casi è la giusta dose di motivazione.
Come “coltivare” la motivazione?
L'abbandono avviene quando la motivazione cala e diventa inferiore alla soglia di fatica e ai livelli d'impegno che lo svolgimento di un'attività fisica richiede. La situazione può essere poi complicata dal fatto che gli effetti positivi di alcune attività non sempre sono immediatamente percepibili. Chi smette di fumare, ad esempio, avverte nel giro di pochi giorni un senso di benessere e di maggiore efficienza. Al contrario, molte benefiche conseguenze dell’attività fisica (perdita di peso, miglioramento del tono muscolare, incremento della resistenza, miglioramento dei valori pressori) emergono nel lungo periodo, rendendo quindi più evidenti i fattori di disagio (sudorazione, fatica, indolenzimenti muscolari). Ancora di più, quindi, diviene importante capire che la motivazione va coltivata, in modo che rimanga alta anche nei ”momenti no”.
Per qualsiasi motivo ci siamo preposti di svolgere attività fisica, la chiave di volta sta nel cominciare a considerarla un qualcosa di piacevole e non solo un dovere. Risulta chiaro, infatti, anche da numerosi studi sull'argomento, che la mentalità di chi pratica attività fisica per “dovere” alla lunga risulta perdente. In altre parole, lo scopo di migliorare la propria salute psicofisica alla fine non sembra essere una motivazione sufficiente, a meno che non si provi un intrinseco piacere o si tragga soddisfazione dagli obiettivi raggiunti.
Dal punto di vista fisico, ovviamente, la strategia migliore per avvicinarsi al movimento il più piacevolmente possibile è l'approccio graduale alla pratica sportiva, organizzato attraverso un programma di allenamento in più fasi distribuite in un arco di tempo relativamente lungo, necessario per creare un adattamento fisico, motorio e psicologico favorevole e che possa proseguire stabilmente nel tempo.
Il suggerimento è dunque quello di seguire un programma di allenamento di facile approccio che non produca (o limiti al minimo) gli eventuali effetti sfavorevoli sia a livello fisico (dolori muscolari che possono insorgere dopo un lungo periodo di inattività), sia psicologico (attività troppo aggressive o eccessivamente complesse, in cui è difficile raggiungere risultati).
Obiettivi, come definirli?
La prima cosa da fare è stabilire quali obiettivi si vogliono raggiungere. Un'adeguata definizione degli obiettivi a breve, medio e lungo termine è infatti necessaria per costruire le basi di una giusta dose motivazionale. Naturalmente gli obiettivi dovranno essere raggiungibili e non impossibili, poiché il raggiungimento di un obiettivo difficile ma non irraggiungibile motiva ulteriormente l'individuo a proseguire. Se poi l'obiettivo ci sembra troppo presuntuoso, può essere utile suddividerlo in obiettivi parziali, più piccoli, e concedersi simbolici premi al loro raggiungimento.
Gli obiettivi devono essere poi rappresentati in modo specifico. Bisogna essere precisi nel definirli e fare in modo che siano misurabili. Non quindi un generico “dedicherò più tempo all'attività fisica, ma un puntuale “svolgerò x ore settimanali di attività fisica, nei seguenti giorni...”.
Decisivo, infine, mettere in atto un’attenta procedura di monitoraggio che ci permetta di verificare, nelle tappe intermedie, a che punto siamo e stabilire entro quando si vuol raggiungere l'obiettivo. Se non si mette un termine di solito si tende infatti a procrastinare.
I principianti, ad esempio, possono iniziare con un programma, ad incremento graduale, di camminata o di corsa. Per i più allenati, invece, è utile concordare con il proprio trainer un programma di allenamenti più articolato.
Meglio in compagnia?
Recenti studi confermano che la rete sociale costituisce un valido supporto nello spronare all'attività fisica e nel sostenerne lo svolgimento. Poter contare sull'appoggio di un familiare, di un amico, di un collega, ma anche e soprattutto di un medico o di un fisioterapista che siano facilmente contattabili, fa sentire meno soli e previene la tentazione di abbandonare.
Per quanto riguarda la pratica, poi, è sconsigliabile l'attività fisica svolta a casa, perché più facilmente si presta a essere rimandata o eseguita con minore continuità. Il contesto ideale è infatti quello in cui l’attività sportiva viene praticata nell’ambito di un gruppo, piccolo o grande che sia, in modo che l'aspetto socializzante e di confronto costituiscano un ulteriore stimolo a proseguire.
a cura di Stefania Mengoni - Il Pensiero Scientifico Editore